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FIAT
barchetta Un po’ di storia Agli
inizi degli anni 90, il management FIAT affida al
proprio Centro Stile l’importante
ed entusiasmante incarico di creare una vettura spider di segmento B, sulla
base della Punto I^ serie, di
spirito molto giovane, con qualche cenno alle spider del passato, di buone
prestazioni. Questa
automobile doveva porsi in condizioni di vantaggio nei confronti della Mazda
Miata e della Lotus Elan, che furono prese come punto di riferimento. Il
progetto viene avviato con la sigla “TIPO B
spider 176” e successivamente prende il nome di 183 spider. Nei primi mesi del 1991, il centro stile FIAT realizza quattro modelli soprannominati: Diavola, Marinara, Atomica e Bismark. Quattro
nomi di pizza per sottolineare la
creatività e l’idea di un prodotto tipicamente italiano. Delle
quattro proposte viene presa in considerazione la “marinara”, opera del
designer greco Andreas ZAPATINAS, mentre ad occuparsi degli interni della
futura barchetta sono Peter DAVIS e Giuseppe BERTOLUZZO. Dopo
un susseguirsi di ruoli è Alessando CAVAZZA a coordinare le attività dei due
pool per gli interni e per gli esterni, mentre tutto il progetto viene seguito
da Ermanno CRESONI, coadiutore dello stile/design del gruppo Fiat. L’entusiasmo
all’interno della squadra è tanto ed idee e ispirazioni si concretizzano
sui modelli in gesso. Nel
1992 è pronto il Master Model in epowood sul quale tre
aziende torinesi Itca, Stola e Maggiora si occuperanno dello sviluppo. La
FIAT doveva riconquistare un settore lasciato venti anni prima, non
dimentichiamoci che la 850 spider è stata l’ultima vera spider del gruppo e
la X1/9 anche se scoperta non era da considerarsi tale. Per
questo motivo sarà proprio negli stabilimenti Maggiora di Chivasso che si
produrrà la futura spider torinese. La
base meccanica della 183 spider è quella della punto prima serie,
opportunamente modificata per renderla adatta a questa nuova auto. Gli
interventi di maggior rilievo avvengono nell’abitacolo; la pedaliera e
piantone dello sterzo vengono arretrati di ben 10 cm, ma anche l’ossatura
laterale subisce degli interventi
importanti ed uno di questi è l’abbassamento del curvano. Gli
interni devono essere speciali, da vera sportiva, la lamiera del colore della
carrozzeria entra fino dentro all’abitacolo, dapprima anche sulla palpebra
porta strumenti che sono di colore bianco, poi però viene ridimensionato il
tutto per evitare che all’interno si producano eccessivi riflessi. Viene
abbandonata l’idea di impiegare il legno e le parti cromate si limitano
esclusivamente alle maniglie delle portiere che sono il alluminio. Nonostante
il nome legato al passato , mutuato da quello della Ferrari 166S del 1948, la barchetta
è un’auto attuale, moderna, con la quale Fiat vuole fare riscoprire il
piacere della guida al suo fedele pubblico. Il
passo corto, le dimensioni compatte, l’elevata rigidità torsionale e la
taratura sportiva delle sospensioni la rendono stabile, confortevole, e
sicura. Il
roll-bar è costituito da una struttura tubolare ed integrato
nel parabrezza. Il motore da 1,8 litri a quattro valvole per cilindro dotato di variatore di fase è montato in posizione anteriore trasversale, sviluppa 130 CV a 6300 g/m con una coppia di 16,7 kgm a 4300 g/m, è in grado di far correre la barchetta a 200 km/h, di farla accelerare da 0 a 100 km/h in soli 8,9 sec, e di raggiungere il chilometro con partenza da fermo in 29,9 sec. |
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